Comunicato stampa propeller Nazionale Massimo Bernardo

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ott 23

News dalla Stampa

Alto Adriatico .. Porto d'Europa? Convegno organizzato dal Propeller Club Port of Monfalcone assieme ai Clubs di Ravenna, Venice, Trieste e Koper

Intervento del vicepresidente dell’International Propeller Clubs e presidente del Port of Venice Massimo Bernardo al convegno Alto Adriatico Porto per l’Europa ? – Monfalcone 23 novembre

 

 

 

Autorità, Signori, cari amici,

                                       innanzi tutto vi porto i saluti del Presidente Mariano Maresca assente per una leggera indisposizione. Partecipo a questo incontro in sua vece e come Presidente del Port of Venice ricordando  che questo convegno  ha le sue radici più profonde nell’interclub che il Propeller di Venezia organizzò con gli amici di Trieste, Monfalcone, Chioggia e Ravenna qualche anno fa  all’Hotel  Bologna di Mestre con gli allora presidenti di Autorità Portuali  e i rappresentanti degli enti locali e delle associazioni di categoria del triveneto poi ,  a Ca’ della Nave in seconda  battuta e,  ancora,  nella Stazione Marittima di Venezia,  con la presenza dell’allora presidente della Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo on . Paolo Costa, oggi presidente dell’Autorità Portuale di Venezia.

 

Quello di oggi , pur avendo le stesse tematiche ,  è un convegno che  si arricchisce di un fatto nuovo rispetto a quella sempre ipotizzata collaborazione tra porti dell’alto Adriatico mirata a  fare sistema: oggi però  il fatto nuovo si chiama NAPA insieme al grande progetto di porto off shore  da realizzare nel cuore dell’Alto Adriatico presentato da Paolo Costa ed apprezzato dall’attuale ministro delle Infrastrutture Matteoli che l’ha recentemente menzionato perfino nel suo discorso inaugurale al 50° Salone Nautico Internazionale di Genova.

 

Ma l’emblematico interrogativo  per rispondere a quel punto interrogativo messo alla fine del tema  di  questo convegno Alto Adriatico Porto d’Europa? è quello che riguarda la vera forza e la sfida  di un qualsiasi progetto , “ forza”  che potrei sintetizzare in due parole : concertazione e condivisione tra tutti i suoi  attori, organismi pubblici e imprenditori privati.

Concertazione e condivisione sono i due termini che oggi dovrebbero mettere insieme il pubblico e il  privato per realizzare non solo il progetto adriatico ma anche, allargando l’orizzonte,   una nuova politica del trasporto che certamente non riguarda solo i porti ma, con essi,   tutto ciò che sta nei relativi hinterlands, alle loro spalle.

 

 Mi riferisco a quel grande sistema di logistica integrata che coinvolge vettori e infrastrutture,il  mondo della finanza a quello dell’industria e a  quello  degli operatori ,  dagli autotrasportatori, agli agenti marittimi, alle imprese di spedizione e fino agli enti locali come comuni, regioni e province per le proprie competenze di istituto, per non parlare poi di tutte quelle istituzioni oggi ben rappresentate in ogni comitato portuale.

 

Lo scenario in cui ci muoviamo ritengo sia a tutti noto :

 

Gli effetti della devastante crisi economica che hanno coinciso con lo scoppio della bolla speculativa statunitense,  la cui onda ha investito anche l’economia marittima ha portato fino a qualche mese fa  al blocco di oltre 600 full containers, al crollo del mercato dei noli, al calo, fino al 97% in certe aree dei carichi totali, all’aumento del volume dei container inutilizzati passati dai 150.000 teu dell’ottobre 2008 agli oltre 1 milione e mezzo dei giorni nostri, alla riduzione o addirittura alla rinuncia di ordinativi nelle nuove costruzioni con conseguente adeguamento di tutta la struttura industriale impegnata ad assicurarsi la ripresa della propria attività non prima di almeno quattro anni e , infine,  alla demolizione della flotta vetusta.

Tutto ciò, come appare evidente, con riflessi negativi occupazionali nei porti e nell’hinterland logistico.

Questi, signori ,sono i numeri reali della crisi che ha investito il nostro comparto.

Certo è che in questa fase, dovendo affrontare l’auspicata ripresa,  siamo chiamati un po’ tutti a dover gestire l’emergenza  con nuove strategie politiche e finanziarie , con una nuova cultura di impresa basata sulla concertazione e sulla condivisione di obiettivi comuni, investendo non solo verso i grandi mercati emergenti ma anche  su quel Mediterraneo che, per esempio,  nel cruising  , a differenza di altri settori, sembra aver dribblato la crisi registrando una domanda che cresce più che nel nord America  con stime che nel 2012 dovrebbero portare un incremento fino al 30% toccando i 6 milioni di crocieristi e con un incremento del 10% sul naviglio mentre si ipotizza un incremento fino al 28% di ormeggi destinati a questo traffico.

 

Ma per il traffico commerciale  come per  quello crocieristico serve oggi  un “approccio di sistema” per poter decidere tutti insieme, a livello centrale e locale, partendo però da un’unica condivisa strategia:  alla certezza delle norme dev’essere affiancata quella finanziaria in un più vasto contesto di tempi e costi certi.

Penso che a  questa qualificata platea,  fatta di operatori che ogni santo  giorno debbono fare i conti con una situazione sempre più complessa debbano essere date  delle risposte chiare, anzi , delle certezze,  senza ulteriori punti di domanda  su questa che , almeno fino ad ora, resta una affascinante ipotesi  che si chiama : “  Alto Adriatico Porto d’Europa?”.